Cos’ho che non va?
Mamma, il problema è che tutta quest’ansia mi corrode e mi porta via tutto il resto. Mi affido a me stessa e al mio impegno e poi, proprio sul bello, questa cattiva sensazione viscosa mi respinge, relegandomi in un angolo.
Il problema è che mi chiudo nella mia testa e ascolto solo ciò che i miei timori trasformano in realtà, in verità assolute. Sento il mondo esterno ovattarsi poco a poco mentre un’orchestra stonata di grida alimenta la mia confusione, la mia solitudine.
Mamma, lo sai che spesso non riesco a proferire parola, anche di fronte al dolore più grande, al lutto più sofferto. Non apro bocca e i pensieri mi muoiono in gola, perché la verità è che non so come starci qua dentro, tra queste quattro mura di nuvole e cemento, di montagne e palazzi.
Il problema è che qualcosa mi impedisce di vivere con quella spensieratezza che invidio ad alcuni miei coetanei. Ma non quella vuota, ingenua, priva di consapevolezza, ma quella che conosce come funziona il mondo e se lo gode ugualmente.
Mamma, vorrei essere più forte. Tu mi guardi sempre con gli occhi gonfi di speranza, quasi la dovessi vivere al posto mio, eppure non riesci a capirmi. Vorrei essere più forte per te, per me, per tutti quelli che si fanno divorare dal proprio buio.
Mi chiedi perché soffro, perché vedo tutto grigio.
Mamma, il problema è che questo mondo mi pare di non conoscerlo, nemmeno un po’. Mi sembra d’esserci finita per sbaglio, al momento errato, come quando si entra in sala a film già cominciato e lo si guarda sapendo che non lo si comprenderà mai del tutto.
Il problema è che c’è una spessa foschia laggiù, dove i miei occhi spesso corrono per cercare un’idea, un ricordo, l’ispirazione che mi ha sempre illuminato la via. C’è la nebbia, quella che d’inverno occultava le sagome dei miei amici fuori scuola, la stessa che occulta le mie speranze.
Mamma, vorrei essere io ad asciugare le tue lacrime, e non il contrario. Vorrei darti conforto, forza, soddisfazioni. Vorrei che tu mi guardassi e sorridessi, perché sai che sto bene, che va tutto bene, che la tua bambina ha un sogno e sa di poterlo realizzare.
Il problema è che mi trascino in giro, da troppo tempo. Come chi è sonnambulo e cammina dormendo: così mi sento, io. Come se non riuscissi a controllare le mie azioni, le mie emozioni. Come se un burattinaio mi muovesse le membra, scrivendo una storia che non è la mia.
Mamma, darei la vita per avere fiducia in me stessa, per stare in piedi di fronte al mondo e urlargli che mi fanno un baffo le sue cattiverie, che non mi butterà giù. Darei la vita per la me del passato, la me del futuro, per tutte quelle come me che spengono il proprio bagliore con l’ombra di una lacrima.
Ma è tutto confuso. Così confuso da darmi la nausea, a volte.
Però tranquilla, non voglio che sia tu a vivere il mio sconforto al posto mio.
Quindi no, non ho nulla che non va.