Dal molo

Il cielo oggi pare totalmente diverso. È come se non l’avessi mai visto davvero, come se fino ad ora non avessi colto la sua magia. Ora invece lo osservo e ci vedo tutto quello che appare sfocato nei sogni: quelle immagini che sembrano vivide tanto quanto sfuggenti, che si esauriscono in un battito di ciglia al risveglio. Un intero mondo.

Sarà che quella volta mi hai portata in cima a quella collina in fiore in piena primavera, sarà forse a causa del tuo ricordo che ora da questo vecchio molo osservo scintille di vita squarciare il cielo. I tuoi occhi addosso non li dimentico. Tanto che ora mi pare di vederli lungo l’orizzonte, là dove la superficie dell’acqua si mischia al cielo, incurvati in quella stessa espressione curiosa che mi dedicavi ad ogni sguardo. A cosa pensavi? Me lo domando spesso.

Ora però le mie riflessioni diventano sibili al vento, piume abbandonate a vorticare in aria. Quasi non contano più i quesiti che in passato mi impedivano di dormire. Ora guardo questo firmamento intrigante dagli occhi azzurri che tanto mi ricordano i tuoi, e non ci vedo che pace. Chissà se anche tu lo vedi allo stesso modo: mi piacerebbe indicarti i punti in cui il suo blu cobalto diventa un altro mondo, accompagnare il tuo sguardo per mano verso luoghi inesplorati e sottrarre quel velo di mistero alle tue iridi silenziose.

Però sono sola, ora, qui. Sono sola in un luogo dove tu non sei mai stato. Esiste davvero? Forse è un sogno, un desiderio così forte da divenire realtà. Come quando da bambina mi rifugiavo sotto le coperte e immaginavo avventure in mondi nuovi. Ma qui il cielo è diverso e pare dipinto apposta per il mio piacere. Vorrei mostrartelo e vederlo abbracciarti il capo come una corolla di fiori.

Però le mie speranze, per quanto ardentemente brucino in petto, non possono piegare il mondo al mio cospetto. Così resto qui, sola, a tessere storie attorno alla tua immagine. Ti vedo invadere ricordi che pensavo di aver perduto per sempre, a cui però non appartieni. Eppure il tuo sorriso è nitido, in contrasto con la foschia che ricopre tutto in lontananza di un velo di confusione. Quella mezzaluna luminosissima è così vivida da mescolarsi alla realtà, ingannando me in primo luogo. Mi confondi, anche se non sei qui.

Come può un ricordo parlarmi e toccarmi, facendomi arrossire così?

Il molo è vuoto. Posso sentire le onde infrangersi al di sotto di me, mentre l’odore della salsedine inonda le mie narici e mi serra le palpebre in un abbraccio caldo. “Sogna” mi sussurra questo mondo che pare distorto in una fantasia, mentre il cielo che fino a poco fa riempiva il mio sguardo si riduce ad un tulle corvino teso sui miei occhi. Così che il mare diventa pece e mi avvolge con le sue lunghe braccia molli, portandomi al suo petto caldo. Mi sento cullata, chiusa in questo strano abbraccio.

Ecco che ti vedo comparire al centro di questo buio accogliente. Ci sei solo tu, nulla di più. È il tuo ricordo ad aver reso tutto così bello? Sei forse tu il burattinaio che trasforma l’azzurro in poesia e accompagna il mio cuore in una danza senza note?

Quale significato ha l’infinito rincorrerti in un ricordo? Forse lo sai, e adesso mi immagini penare pensandoti, in solitudine da qualche parte o chissà, forse proprio su questo molo battuto dal movimento ciclico delle onde. Oppure invece, sei uguale a me: anche tu, nel profondo privato dei tuoi pensieri, non riesci a non pensarmi immaginandomi al tuo fianco, come quella volta in cima alla collina in fiore.

Se solo fossi qui, te lo chiederei.

Faccio un enorme sospiro stanco. Ascolto in lontananza il rumore del battito d’ali di uccelli invisibili coprire per un attimo il suono dell’acqua, che guizza energica contro gli spessi pali di legno che perforano la superficie del mare e penetrano nel terreno morbido sottostante.

Riapro gli occhi, lentamente, e mi aspetto di vedere la mia camera al posto di tutto ciò che mi circonda. Sarebbe solo l’ennesimo sogno che scambio per la realtà. Non sarebbe una grande sorpresa.

Però mi ritrovo sul molo. Sono davvero qui. Sento un profumo familiare avvolgermi e stringermi forte come una mamma fa col suo bambino appena nato, tra il sangue e il sudore di un nuovo inizio. Mi sento ancora più in pace. Con me stessa, col cielo, col mondo intero. 

Poi una mano sulla spalla, seguita da un’inconfondibile risata sommessa.

Come sei riuscito a trasformarti in realtà?

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