In un attimo (prima parte)

Accade tutto in un attimo.

Il sole splende sorridendo sulla città, trascinandosi dietro un telo azzurro ricamato di soffici nuvole bianche, candide, che invitano chi le osserva a spiccare il volo e toccarle, afferrarle, immergercisi dentro. Fa caldo ma non troppo, e l’arietta fresca che mi sferza il viso delicatamente allontana il rischio di accaldarsi e sudare.

La città è splendida, come sempre, ma questa giornata di fine maggio sembra dipinta in un quadro, eterna, corredata da centinaia di dettagli che la rendono più simile a un sogno che alla realtà. Ascolto la musica che, rilassante e dolce com’è, aggiunge una nota poetica al mio viaggio, trasformandolo in una scena di un film d’amore, che inizia la sua storia puntando la macchina da presa sulla giovane protagonista mentre pedala sorridente alla volta della sua dolce metà. Io però di amore da condividere non ne ho e mi limito a unirmi al giorno in un’effusione speciale, che comprendo io soltanto.

Una grande calma mi scorre nelle vene, sciogliendoci lo zucchero della gioventù, della libertà finalmente ritrovata, dei sorrisi che da mesi stavano nascosti nei ricordi e che sono finalmente tornati ad essere realtà. Sorrido, chiedendomi se magari qualcuno osservi i miei capelli color del mare ondeggiare nel vento, i miei vestiti corvini in contrasto con la mia pelle bianchissima, le mie labbra incurvate in una mezzaluna luminosa e il mio sguardo sognante, speranzoso.

Pedalo muovendomi tra i passanti, mentre la mia bici un po’ sgangherata sussulta ad ogni piccolo ostacolo che incontro lungo il mio percorso: un sanpietrino, un binario del tram, una piccola buca nel terreno. I freni sono un po’ duri ma fanno il loro lavoro, e ogni volta che li uso mi ripeto che dovrei metterci dell’olio prima o poi, che di forza nelle mani non ne ho così tanta. Questa bici color smeraldo era di mia madre e ogni volta che monto in sella e parto penso al suo viso, a quello di mio padre, immaginandomi quel lontano giorno di tantissimi anni fa in cui lui le regalò questo gioiellino. Amaro destino! Rimase in cantina per anni, inutilizzata, finché una figlia quasi ventenne decise di riesumarla per godersi la sua amata città su due ruote. Ora questa bici mi porta in giro, fino ad ora percorrendo solo brevi tratti. In questo giorno di sole primaverile, però, mi spingo un po’ più in là del solito, facendomi trasportare verso Parco Sempione.

Sono da poco passate le 4 di pomeriggio e davanti a me vedo il Castello Sforzesco, in tutta la sua splendida imponenza. Mancano pochi minuti, una quantità infinitesimale di metri da percorrere: tra poco sarò là, tra le sue ampie braccia color mattone. Scenderò dalla mia bici, la trasporterò a mano al suo interno e uscirò dall’altra parte, riempiendomi lo sguardo di una rigogliosa e profumata natura, lanciando un sorriso al miracolo della vita.

Sarei dovuta uscire con un amico di vecchia data ma a causa di un imprevisto mi sono ritrovata da sola. La giornata è troppo bella per sprecarla in casa, però, così ho deciso di uscire con me stessa, con la mia bici, con un telo blu nel portapacchi e nulla di più. Presto sarò seduta sull’erba morbida, all’ombra di un albero e, ad occhi chiusi, mi lascerò cullare dalla natura circostante.

Mi sento così felice. Oggi è davvero una giornata splendida, c’è il clima ideale e ho intenzione di godermi al massimo questo giorno libero, prima di tornare al lavoro che amo, domani. La vita mi sorride. Ci rifletto ed è così: la vita mi sorride e io ricambio il suo affetto con gli occhi pieni di gioia.

Pedalo, avvicinandomi sempre di più al bellissimo Castello, mentre i miei occhi ballano lungo i contorni di ciò che mi trovo attorno: la strada dalle larghe mattonelle argentee, le insegne dei negozi, il viso di un passante, le verande dei ristoranti che hanno finalmente riaperto le loro porte al pubblico. Continuo a sorridere, come se fosse ciò che mi tiene in vita, ancor più dell’ossigeno che respiro.

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