La mattina è sacralità ripetuta.
La mattina mi sveglio e barcollo fuori dal letto, con la testa nera di capelli arruffati e la mente offuscata dal sonno troppo profondo. I miei occhi sono stropicciati come le mie lenzuola, che ritrovo sempre relegate ai piedi del letto. Allora mi sfrego con una mano gli angoli interni degli occhi ancora socchiusi e, camminando fuori dalla stanza, mi stiracchio bene come un gatto.
Il pavimento piastrellato a volte è freddo congelato e mi dà uno schiaffo in faccia ad ogni passo. Questo sì che è un risveglio brusco. Altre volte, invece, è di una freschezza piacevole, nella quale è bello immergersi dopo ore di reclusione sotto una coperta diventata ormai bollente. Troppo spesso cammino per casa scalza, e quante volte mio padre mi ha ripetuto di infilarmi delle ciabatte.
Poi vado in bagno. Quando mi sciacquo il viso con l’acqua fresca, il mondo subito inizia a vivere: finalmente mi sveglio e sono pronta ad affrontare la giornata. L’acqua mi suona come un dolce “Buongiorno!”, che spalmo sulla mia pelle che rinasce in forze dal buio della notte. I miei occhi scuri si immergono in ciò che scrutano e mi invitano a lasciarmi ispirare dalle cose semplici della vita. Tutto sembra così speciale.
Allora prendo un piccolo sgabello che sta in sala, tutto distrutto dalla mia gatta e da sette lunghi anni di unghie affilate. Lo appoggio a metà tra l’uscio della porta-finestra ed il piccolo balconcino pieno di piante. Ecco che finalmente posso sedermi ad osservare il mondo. Il mio quartiere è colorato e vivace, con i palazzi antichi affianco a quelli appena ristrutturati, dai colori pastello e le finestre ampie. La mattina presto, sono pochi quelli che passeggiano lungo questa viottola stretta, ed i negozi sono ancora tutti chiusi. La luce a quest’ora però è di un’incredibile bellezza.
Non c’è traffico, non c’è rumore, ma solo qualche uccellino che cinguetta appoggiato al cornicione. Ogni tanto sento una macchina sfrecciare nel viale, ma passa così veloce che sembra solo un ricordo, di quelli che ti appaiono all’improvviso nella mente e portano con loro una rapida ma vivida emozione. Il cielo è di un azzurro chiaro luminoso, perché è estate ormai ed il caldo e il buon umore lo colorano di felicità. I tetti rossi di tegole delle case qui di fronte a me, si sposano bene con il colore del cielo, tanto che sembrano gridare “Guardaci!”. Io, infatti, non riesco a distogliere lo sguardo. Tengo il viso appoggiato alle mie braccia incrociate sulla balaustra in ferro battuto del piccolo balcone, distrattamente, e continuo ad osservare questa piccola porzione di mondo che vedo tutte le mattine. Il cielo è infatti limitato ad una striscia di carta, e così per ogni via. Vedo solo un numero limitato di case e poi posso solo immaginarle, mentre via via verso l’orizzonte si offuscano alla mia vista.
Dopo qualche minuto di contemplazione silenziosa, mi alzo e rimetto lo sgabello vissuto al suo posto. Arriva così un messaggio dal mio stomaco, che brontola in cerca di attenzioni. Dovrei mangiare. Questa sensazione di pace, però, non riesco proprio a scrollarmela di dosso, tanto che mi sdraio sul divano, chiudo gli occhi e rifletto.
Ogni mattina, mi sveglio, serena. Ogni mattina, posso scegliere in quale dei due bagni andare, da quale balconcino affacciarmi, in quale punto del grosso divano sdraiarmi, cosa mangiare per colazione, cosa guardare in televisione, cosa fare col computer. Ogni mattina, anche se mi aspetta una giornata infernale, mentre mi lavo il viso realizzo di essere fortunata. Spesso non ce ne accorgiamo. Sono fortunata perché il mio letto sta lì, e non c’è pericolo che venga sommerso dalle macerie della mia stessa casa, crollata sotto un bombardamento. Sono fortunata perché mi basta entrare in cucina e scegliere cosa mi va di mangiare, e non devo sperare che qualcuno dall’altra parte del mondo decida di donarmi qualche soldo per permettermi di sopravvivere. Sono fortunata perché ho una famiglia e degli amici sinceri. Sono fortunata perché ho un tetto sulla testa e vivo in una città che amo. Sono fortunata.
La mattina è sacralità ripetuta perché ci apre gli occhi sulla nostra vita. La mattina abbiamo il destino tra le mani. Possiamo scegliere di far fruttare la giornata davanti a noi, possiamo decidere di darci all’ozio più spudorato, possiamo lasciarci sommergere dalle responsabilità e sbuffare ad ogni ora.
La mattina, però, è sacralità ripetuta. Perché in nessun altro momento della giornata abbiamo lo stesso potere sul nostro destino.