Solitudine

La vita spesso ci porta a convincerci che non possiamo stare da soli, che abbiamo bisogno di qualcuno affianco, a cui affidarci. Ma altrettanto spesso, veniamo traditi, trattati male, buttati via. Quanto dolore, quante delusioni, quante pugnalate siamo disposti ad accettare pur di non restare soli?

La solitudine non è negativa, non è una condizione da evitare, ma è anzi il mezzo attraverso cui conosciamo noi stessi, attraverso cui ci aiutiamo, impariamo ad amarci, senza venire influenzati da nessuno.

Io voglio amare me stessa. E se gli altri non sono disposti ad accettarlo, allora camminerò da sola. Intraprenderò questo viaggio da sola, in compagnia di me stessa soltanto, dei miei pensieri e delle mie cicatrici.

Penso di aver dato troppo, in passato. Penso di essermi illusa di poter trovare la bontà assoluta. Sono convinta che sia raro trovare una persona che si sacrifica, che mette l’ego, l’orgoglio e la propria felicità da parte pur di non ferire, di non far soffrire.

Cosa ci aspettiamo dagli altri? Chi ci aspettiamo di incontrare? Chi pensiamo possa capirci ed aiutarci, se non noi stessi?

Spesso mi sento non capita, anche in mezzo a coloro che più mi amano. Spesso mi sento un peso, un dettaglio irrisorio, una presenza superflua.

Cosa siamo noi umani se non pedine in cerca di una scacchiera? Qualcosa a cui appoggiarci, attraverso cui possiamo vivere la nostra vita, il nostro gioco. Adesso io mi sento una pedina caduta dal tavolo, dimenticata sotto il divano, circondata da polvere e altri oggetti abbandonati. Vedo e sento il gioco che continua, finisce e ricomincia innumerevoli volte, ma io non ci sono. E magari sono anche stata sostituita. Ecco che mi ritrovo a domandarmi: “Ne è valsa la pena?”. Intanto il tempo scorre, le giornate passano e io resto indietro, messa da parte, a torturarmi con troppe domande.

La solitudine, una così affascinante donna, torna a sedurmi. Dopo tempo, non importa quanto, torna nella mia vita per portarmi con sé. Ed io mi sento attirata da questa stravagante felicità, che profuma di calma, dal risvolto inaspettato, dalla soluzione drastica.

Sono stanca e il mio corpo è prosciugato. Ho subito tanto, chiesto scusa per errori non commessi, preso la colpa per errori altrui. Tutto pur di non far soffrire gli altri. Tutto pur di non farli sentire male tanto quanto me.

Ecco che mi domando ancora se ne vale la pena, soffrire così tanto per qualcuno che non farebbe lo stesso. E mi domando: “Perché?”. Perché lo faccio, con quale fine? E soprattutto, perché pagare un prezzo così alto per fare del bene?

La solitudine è il digestivo dopo una cena di sofferenza e delusioni. Un amaro che ci immerge in una realtà ovattata, da cui siamo attirati. La solitudine è una strana compagna, è una luce a intermittenza in una stanza buia.

Cercherò la solitudine dove la sofferenza per gli altri non paga, non cicatrizza le ferite, ma ne apre di nuove. E io sono già abbastanza rovinata.

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